Perché non si riesce ad eliminare la displasia dell’anca?

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. AdminTitty
        Like  
     
    .

    User deleted



    La displasia dell’anca, ormai stra-controllata da tutti i maggiori Club, NON sta scomparendo dal panorama cinofilo italiano.
    Una lievissima diminuzione in realtà c’è stata, ma non tale da giustificare gli sforzi delle moltissime Società Specializzate e soprattutto degli allevatori e dei privati, che hanno speso complessivamente un vero mare di soldi per testare i loro cani.
    Quali sono le cause di questo insuccesso?
    La prima è sicuramente da ricercarsi nel famigerato “ancora ammesso”, (HD2), ma anche nel “quasi normale” (HD1), in cui il “quasi” è tutto un programma.
    Che significa, infatti, “quasi normale?”
    Guardando l’altro lato della medaglia, significa anche “quasi anormale”!
    In realtà questa non è una certezza, è solo un sospetto: significa che le anche del cane probabilmente resteranno in ottima forma per tutta la sua vita…ma che non siamo disposti a scommettere sui suoi geni.
    Quanto agli “ancora ammessi”, questi soggetti manifestano proprio un leggero grado di displasia.
    Nella stragrande maggioranza dei casi non manifesteranno mai sintomi evidenti, e in moltissimi casi produrranno anche figli fenotipicamente esenti: ma sono dichiaratamente portatori dal punto di vista genetico.
    Eppure sui loro pedigree viene apposta comunque la “A” che dichiara la sanità dell’animale, e che gli permette di accedere alla riproduzione selettiva.
    Questa scelta ha una motivazione zootecnica forse discutibile, ma anche comprensibile: infatti, nelle razze a rischio di displasia (e cioè quasi tutte quelle di media e grande taglia) i “quasi normali” e gli “ancora ammessi” rappresentano un’immensa fetta del patrimonio genetico disponibile, che sarebbe impensabile dover perdere.
    Forse varrebbe la pena di escludere dalla riproduzione questi cani, se così facendo si fosse assolutamente sicuri di cancellare la displasia dalla faccia della terra: ma il punto è che sulla displasia non sappiamo ancora abbastanza, non conosciamo tutti i geni interessati e dobbiamo basarci solo sulle manifestazioni fenotipiche.
    Mantenere in riproduzione solo i soggetti HD0 significherebbe solo aspettare di vedere quali e quanti dei loro figli, nipoti e pronipoti manifesterebbero comunque una forma più o meno grave di displasia: a questo punto elimineremmo anche quelli…e poi ricominceremmo daccapo con una nuova serie di “esenti virtuali”.
    Alla fine, forse, arriveremmo a un lieto fine in cui sono rimasti solo cani davvero esenti al cento per cento dal punto di vista genetico: ma quanti sarebbero? Mille? Cento? O forse dieci?

    Incidenza della displasia dell'anca nelle razze

    Non ha alcun senso, ovviamente, distruggere una razza per eliminare una malattia: è molto più logico continuare ad escludere dalla riproduzione solo i casi più gravi, in cui è probabile che la displasia procuri reali problemi (perché non va dimenticato che spesso il decorso della malattia è completamente asintomatico, e che “displasico” non è necessariamente sinonimo di “zoppo”).
    Detto questo, però, salta fuori un altro problema, a mio avviso ben più grave: e cioè il significato della parola “controllo”.
    Scientificamente, il controllo di una patologia si effettua studiando ed analizzando l’incidenza della malattia su un campione significativo di soggetti.
    Questo è il primo, indispensabile passo per arrivare alla comprensione della patologia stessa e per cominciare a stilare un piano di miglioramento genetico.
    Ma è davvero questo che si sta facendo in cinofilia?
    Assolutamente NO.
    Quando si arriva dal veterinario oggi non ci si preoccupa di partecipare a una ricerca scientifica, ma solo di sapere se QUEL cane è “pulito”…e di NON FARLO SAPERE A NESSUNO se per caso non lo è!
    Questo significa che la lastra verrà inviata alla centrale di lettura solo nel caso in cui il soggetto risulti esente: in caso contrario si fa “come se non fosse successo niente”, si torna a casa molto incavolati…e la lastra si butta via, fingendo di non aver mai sottoposto il cane ad alcun controllo.
    Quel soggetto, otto volte su dieci, ha comunque finito la sua carriera e non verrà usato in riproduzione, perché grazie al cielo non sono poi moltissimi gli allevatori/proprietari così privi di scrupoli da infischiarsene del reperto (anche se qualcuno purtroppo c’è).
    Però abbiamo ugualmente due gravi conseguenze, e cioè:
    a) i dati forniti dalle centrali di lettura sull’andamento della malattia in una determinata razza sono clamorosamente falsati.
    Allo stato attuale delle cose sembrerebbe che alcune razze avessero quasi debellato la malattia, mentre i realtà i dati che arrivano alla centrale sono solo quelli dei cani sani.
    Inutile dire che su una base di questo tipo si può instaurare un buon business, ma non una ricerca seria.
    b) problema molto più grave: si leva dalla riproduzione il cane X che manifesta la patologia, ma non si fa assolutamente la stessa cosa con un ipotetico fratello che (magari per aver goduto di condizioni ambientali migliori) ha una lastra migliore e rientra tra gli “ufficialmente esenti”.
    Questo significa che si potrebbe lastrare un’intera cucciolata di sei soggetti, cinque dei quali gravemente displasici e uno “ancora ammesso”, o magari “quasi normale”.
    Bene, il soggetto “esente” potrà riprodurre a suo piacimento: e se per caso è un bel cane, che vince in esposizione, riprodurrà a più non posso.
    Ma quanti dei suoi figli, secondo voi, saranno esenti da displasia?
    Il suo corredo genetico è quello di un cane seriamente interessato da questa patologia, ed è praticamente certo che “appesterà” tutta la sua discendenza.
    E il brutto è che questo potrebbe anche avvenire con il proprietario in assoluta buona fede! Infatti lui non sa nulla dei fratelli del suo cane, perché le loro lastre non sono mai arrivate alla centrale di lettura e i risultati non compaiono su alcun bollettino.
    Ufficialmente questi cani risulteranno “non testati”, per un motivo o per l’altro, e faranno magari i cani da compagnia senza alcuna velleità riproduttiva: ma il fratello che potremmo definire “casualmente esente”, specie se appartiene a una razza molto diffusa, può fare cinquanta o cento monte all’anno, dando vita a un range di trecento-seicento cuccioli ANNUI potenzialmente displasici.
    E tutto questo partendo da UN singolo cane!
    Se moltiplichiamo il fenomeno per tutti i fratelli esenti di cani “non lastrati”, e se aggiungiamo i cani lastrati e dichiaratamente displasici che coprono lo stesso facendo cuccioli non da show ma “da compagnia” (come se questi cani avessero minor diritto alla salute), ecco che cominciamo a spiegarci perché gli sforzi di allevatori seri, società specializzate e proprietari di singoli soggetti non stiano portando risultati apprezzabili.

    Ma c’è un modo per arginare questo fenomeno?
    Certamente: perché il fenomeno NON POTREBBE esistere senza i veterinari compiacenti, che si prestano al gioco del “prima faccio la lastra e poi timbro il pedigree” (che è esattamente il contrario di quanto prescritto dai regolamenti).
    Quindi basterebbe effettuare controlli sui veterinari abilitati…che proprio in quanto “abilitati” da un’Associazione dovrebbero dare certe garanzie.
    Una lastra e una lettura della stessa, in teoria, dovrebbe saperle fare qualsiasi veterinario regolarmente laureato.
    Se c’è bisogno di centrali di lettura, di veterinari abilitati e così via, è proprio per garantire la correttezza di un servizio che invece, all’atto pratico, è lasciato alla libera interpretazione del singolo.
    E come pensate che si regoli, il singolo veterinario libero di scegliere, nei confronti di un allevatore che può portargli (o NON portargli) un centinaio di cani all’anno e consigliare (o NON consigliare) quel veterinario ai propri clienti?
    Scienza e coscienza sono bellissime cose…e dare il via alla riproduzione di un cane displasico è sicuramente cosa esecrabile.
    Ma dover mantenere un famiglia curando animali dopo essersi inimicati, magari, l’allevatore più prestigioso della città…be’, neanche questa è una cosa troppo carina, credetemi.
    Il fatto è che la cinofilia italiana si trova un po’ nelle condizioni del nostro Paese al tempo di “mani pulite”: la scorrettezza era talmente generalizzata che il singolo “corretto”non si sentiva migliore degli altri. Si sentiva un perfetto idiota.
    Anche nel nostro ambiente non sarebbe male una generica operazione “guinzagli puliti” che facesse un po’ di chiarezza sui confini tra legalità e “inciuci”: soprattutto nel settore sanitario, che è indubbiamente il più importante di tutti e dove basterebbe qualche controllo “random” dei veterinari abilitati per mettere fine alle compiacenze scorrette.

    In caso contrario continuerà a succedere quello che emerge da questa breve intervista al dottor Zappoli, ortopedico di Bologna e collaboratore della nostra rivista (che essendo a favore della cinofilia pulita cerca di avvalersi soltanto di coadiutori in linea con la sua politica editoriale):

    D: Dottor Zappoli, come si comporta quando esegue una lastra ufficiale?
    R: Naturalmente appongo il timbro prima di fare la lastra, perché è solo così che si dovrebbe fare.
    D: Quante lastre non ufficiali effettua, nel corso di un anno?
    R: Moltissime, anche perché sto eseguendo diversi interventi di sinfisiodesi pubica giovanile, una tecnica chirurgica che ritengo assolutamente geniale. L’obiettivo è quello di modificare l’inclinazione del bacino ancora in crescita, determinando la chiusura precoce di alcuni punti della sinfisi pubica tramite l’utilizzo di un elettrobisturi, mentre il resto viene lasciato libero di crescere.
    Il risultato è quello di avere un acetabolo maggiormente “coprente” e quindi un’articolazione decisamente più stabile: cani con gravi displasie, operati precocemente, a un anno possono risultare “0″ alla lettura ufficiale…ed è per questo che spiego sempre ai proprietari che accetterò di operare il cane solo se mi sarà consentito, durante lo stesso intervento, di sterilizzarlo. Un soggetto che da cucciolo manifesta già segni clinici di displasia va assolutamente tolto dalla riproduzione.
    Poiché questa tecnica operatoria è efficace soprattutto su cani fino ai cinque mesi di età, ecco che non solo faccio moltissime lastre preventive, ma anche molto precoci.
    D:Quindi lei è un veterinario abilitato a fare lastre ufficiali, per di più è all’avanguardia per quanto riguarda le tecniche chirurgiche ortopediche e quindi gode della fiducia di moltissimi clienti che si rivolgono a lei per le lastre preventiva…però timbra prima di fare la lastra. Premesso questo, vuole dirci quante lastre ufficiali esegue, mediamente, in un anno?
    R: Una o due. Non di più.


    Non crediamo di dover aggiungere altro.

    Fonte: http://www.tipresentoilcane.com/2011/04/09...lasia-dellanca/
     
    .
0 replies since 10/4/2011, 11:45   68 views
  Share  
.